Le persone che fanno esperienza di incidenti, catastrofi naturali, lutti, violenze, abusi ed altre esperienze traumatiche, anche dopo molto tempo dall’avvenimento, possono sviluppare sintomi quali attacchi di panico, iper-vigilanza, incubi, insonnia, batticuore, disturbi alimentari, sensazioni di estraniamento dal mondo, depressione.

In presenza di un trauma le risposte biochimiche da esso elicitate (adrenalina, cortisolo) possono bloccare le capacità innate del cervello di elaborazione dell’informazione in modo tale che essa rimane “congelata”, bloccata nella sua forma originale insieme alle convinzioni, le emozioni e le sensazioni fisiche del momento. La persona quindi non è in grado di rielaborare quella informazione e continua a viverla come la prima volta. Da qui, avrebbero origine i vari comportamenti difensivi alla base dei disagi emotivi.

In questi casi il trattamento psicoterapeutico d’elezione è l’EMDR, elaborazione e desensibilizzazione attraverso i movimenti oculari, che si concentra sul ricordo dell’esperienza traumatica e, attraverso la stimolazione alternata dei due emisferi cerebrali, consente di rielaborarla e di integrarla in uno schema cognitivo ed emotivo più funzionale. Dopo il trattamento EMDR i pazienti ricordano ancora l’evento ma la sentono come qualcosa che finalmente appartiene solo al parte del passato. In genere si riscontrano benefici significativi già dopo 8/10 sedute per singolo trauma. L’EMDR, con i debiti accorgimenti, può essere utilizzato anche con bambini e adolescenti.

È fondamentale, quando si tratta di un minore che subisce un trauma (un lutto, un incidente, una malattia, propria o di un familiare..) intervenire rapidamente e non lasciare che la cosa “si risolva da sé”. I dati disponibili in letteratura suggeriscono che le esperienze fortemente stressanti nelle prime fasi di vita possano provocare modifiche durature in sistemi neurotrasmettitoriali multipli e in alcune strutture cerebrali determinando una vulnerabilità maggiore allo sviluppo di problemi psichiatrici.