GIORNATA MONDIALE ALZHEIMER

In occasione della giornata mondiale dell’alzheimer, il poliambulatorio CMD organizza campagna di prima valutazione nei mesi di settembre/ottobre mettendo a disposizione ad un prezzo ridotto uno specialista neurologo  per quanti volessero indagare i possibili segni premonitori di decadimento cognitivo.

La Giornata Mondiale Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer’s Disease International (ADI), si celebra il 21 settembre in tutto il mondo. Testimonia la crescita di un movimento internazionale che vuolecreare una coscienza pubblicasugli enormi problemi provocati da questa malattia. E ogni anno riunisce in tutto il mondo malati, familiari e associazioni Alzheimer.

I malati di Alzheimer e di altre demenze sono oggi stimati 36 milioni nel mondo, un milione nel nostro Paese, numeri destinati ad aumentare drammaticamente nel giro di pochi anni.

La malattia d’Alzheimer è la forma più frequente di demenza, caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive, provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica importanti difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane.

Di fronte a questa emergenza sanitaria famiglie, medici, ricercatori, associazioni Alzheimer e istituzioni sanitarie sono chiamati ad agire insieme per dare risposte concrete ai bisogni dei malati e dei loro familiari.

Il declino della mente, quello che nella maggior parte dei casi diventa demenza di Alzheimer, comincia già attorno ai 50-60 anni. La malattia di Alzheimer nel momento in cui si manifesta ha alle spalle almeno vent’anni di cambiamenti a livello cerebrale. Difficile, se non impossibile, scoprire i “segni” clinici iniziali (alterazioni del carattere e dell’umore, disturbi dell’attenzione, difficoltà minime nella organizzazione e pianificazione quotidiana).

Per questo la prevenzione è considerata una misura efficace per combattere questo fenomeno a livello mondiale. I risultati di uno studio condotto in Finlandia (FINGER Study) hanno dimostrato che l’azione contemporanea su più fattori (alimentazione, attività fisica, training cognitivo e monitoraggio del rischio vascolare) può migliorare o mantenere la funzione cognitiva nelle persone anziane “a rischio”.